Ritorna in scena il nuovo spettacolo dei Giullari!
Dopo il successo delle date di aprile, i Giullari riportano in scena la loro ultima fatica per due repliche da non perdere!
La sfida è quella di portare in scena un grande classico della comicità italiana “Miseria e nobiltà”; in tanti si sono misurati con questo testo, ma i Giullari non possono che farlo alla loro maniera.
La commedia è infatti il frutto di un libero adattamento originale del testo dal napoletano al dialetto romano, prendendo spunto dall’opera di Eduardo Scarpetta, inserendo elementi del film di Mattòli con Totò e contaminando il tutto con apporti dal ricco campionario delle battute petroliniane, che sono ormai diventate un elemento caratteristico e distintivo della compagnia.
Un omaggio alla comicità semplice, quella senza tempo.
La trama in breve
Due famiglie vivono sotto lo stesso tetto in una casa povera, in cui i pasti sono più l’eccezione che la regola. I due capifamiglia, Felice e Armando, si arrangiano come possono: il primo facendo lo scrivano, un mestiere ormai superato data la crescente alfabetizzazione, l’altro il fotografo, ma con scarso successo. Un giorno però la fortuna sembra finalmente essersi ricordata di loro. Il ricco marchesino Eugenio infatti richiede la loro collaborazione in una messinscena: le due povere famiglie devono interpretare i suoi nobili parenti fingendo di concedere il consenso alle nozze di Eugenio con Gemma, una ballerina figlia di un cuoco arricchito.
Una situazione dalle inevitabili conseguenze comiche, con battute fulminanti e gag intramontabili.
Note di regia
Accostarsi a un classico della comicità italiana come “Misera e nobiltà” è un’operazione ad alto rischio, perché sia la commedia originale di Scarpetta che il film di Mattòli sono indissolubilmente legati a interpreti straordinari come Eduardo, Totò e tanti altri grandi attori. Tutti hanno dato lustro a quest’opera, rinnovandola continuamente.
E’ proprio in questa rigenerazione continua che bisogna cogliere la forza di questa commedia, che ha saputo adattarsi con facilità ai tempi e alle sensibilità, superando il peso di oltre un secolo di storia.
In questo spirito nasce il nostro adattamento in dialetto romano, sicuri del fatto che l’universalità dei temi trattati consenta di mantenere intatta la potenza comica in qualunque contesto.
E’ quindi con rispetto, umiltà e un po’ incoscienza che affrontiamo il “sacrilegio” di portare a Roma una commedia che è da sempre legata a Napoli. Ma in fondo, quando brontola lo stomaco, siamo certi che non abbia accento. Infatti, poiché dietro ogni risata si nasconde un dramma, il riso non cancella gli eterni contrasti fra la fame e l’abbondanza, la ricchezza e la povertà, la nobiltà d’animo e quella del sangue, la miseria materiale e quella di chi è schiavo delle apparenze. In questi contrasti si muovono i personaggi di questa commedia, ciascuno alla ricerca dei propri obiettivi: miseri, nobili o semplicemente umani.
La commedia che vogliamo presentare ha l’obiettivo dichiarato di far ridere, ricordandoci con leggerezza che la vita è in fondo uno spettacolo, un varietà in cui ciascuno cerca di interpretare al meglio la sua parte, con l’obiettivo di raggiungere con fatica una, per quanto piccola ed effimera, felicità.
Questa lettura ha guidato la nostra regia, la scelta delle musiche e l’originale soluzione per il finale.
Zafìra Braconi